Elogio velato all’escursionista
In un gioco di sterri e riporti, le maestranze della natura spianano e sollevano le montagne dove stabilito, con incontrovertibile giudizio pongono limiti e agio sullo stesso piano e lo consegnano alle genti di quelle terre insegnando il rispetto.
Ecco che piccole e sagomate groppe stazionano amabilmente in quota sugli spalti assolati della Val di Non e fungono da richiamo per un’agricoltura frutticola d’eccellenza.
Vengono mostrati i sesti d’impianto dei fondi coltivati a meleto che ricoprono il pianoro suddividendolo in una miriade di piccoli reticoli disallineati.
La Val di Sole ramifica a partire dalla Val di Non ma soprassiede al tentativo d’emulazione, innesca un deflagrante bisogno d’esprimere i toni severi e il portamento fiero e solenne che lo distingue.
Chi più in alto sale più lontano vede.
I boschi sono dati in pasto all’escursionista come diversivo.
Accessibili e rassicuranti non bastano per tenere a bada la sua sete di conquista quando conosce l’elogio di voci parlanti che raccontano di vette smisurate, insidiose e dall’incalcolabile bellezza.
Imponenti gruppi montuosi asserragliati tra valli a difesa degli ultimi ghiacciai alpini.
Le cime sono già sorte maestose allo sguardo nell’imbocco della val di Pejo, danno assuefazione e marcano nella mente con indelebile brutalità la parola “ridicolo”, quella che meglio si presta all’uomo che sogna di celebrare ogni sua mania di grandezza.
Monti del calibro del Cevedale, Palon de la Mare, Vioz, Punta San Matteo chiudono a ferro di cavallo la valle e vengono elargiti erroneamente su un piatto d’argento.
Chiare, fresche e dolci acque che disattendete ai vostri incarichi, lasciate sole le calotte glaciali sommitali prestandovi ai salti dei pendii erbosi o di quelli rocciosi senza nulla chiedere in cambio. Ricevete in dono l’investitura da ghiacciaio ma acque siete voi che dimorate nei piccoli laghi d’alta quota, è sangue del vostro sangue e risplende all’unisono sbeffeggiato dal solleone.
Donate la vista alla montagna con quegli occhietti azzurri immensi.
Di pupille in papille, gustative però.
Grave è il passo dell’escursionista che sostituisce l’estasi alla stasi per colpa della fame.
I rifugi d’alta quota possono saziarlo e risanare il corpo, pronto a riprendere slancio come aquila in volo.
Le sentinelle di terra hanno allontanato le sentinelle dei cieli a furia di spari e cannonate.
La cosiddetta “Guerra Bianca” ha mietuto tante vite umane, ha lasciato tracce indelebili tra le nevi e nel paesaggio di queste terre.
Lo “Sbarramento Tonale” è il grande sistema di fortificazioni austriache situato al confine italiano.
Trincee e fortificazioni d’alta quota così come gli avamposti militari vengono declassati a ruderi.
Potrebbe rimanere solo un mucchio di macerie o perfino polvere ma dovrà rimanere stabile nei nostri ricordi, nella speranza di un avvenire migliore.
Tesso le lodi di questa vicenda per ricordarmi che è tanto affascinante e ammaliatore il canto delle sirene per Ulisse quanto la vista dello skyline dell’Adamello per me.
Abdico dal ruolo di escursionista.
Stavolta siedo, miro e mi assento a guardare dalla lontana tra le scanalature verticali delle cime che cadono a picco sulla Val di Sole, i dentro e fuori di ogni curvatura, sagoma, spiraglio, i ghiacciai e le barricate di una montagna che non smette mai di stupire anche dopo la centesima volta che la si guarda.
Nuvole isolate cozzano contro le cime, s’impigliano, lasciano strascichi grigiastri e ripartono verso la successiva, non infastidiscono, sono solo piccole ginnaste in erba che saltellano bisognose di divertimento.
Anche il più refrattario degli uomini non può resistere alle forze nascenti che sprigionano le forme di questo enorme massiccio.
Sento che non c’è limite orario all’abbandono dei sensi, soprassiedo e aspetto il momento giusto, può voler dire aspettare una porzione d’ombra oppure un vento fastidiosi, un temporale imminente, un brusco calo delle temperature. Questi sono gli imprevisti e allora riparto.
La mia casa in Val di Sole è mingherlina, asciutta e da sistemare ma il temporale arriva puntuale come ogni sera ed io ho le spalle asciutte. Guardo fuori dalla finestra e tira un vento fortissimo che piega gli alberi ed io sono dentro, rido e scherzo con l’amico, mangio, bevo e intono canzoni, del resto non me ne curo.
Il dono più grande che si possa fare all’escursionista è riempirgli la vista di montagne.
Puoi scaricare la traccia GPS qui di seguito o nella sezione “Raccolta tracce GPX”, contiene tutte le escursioni mostrate!
Anello Ex Forte Pozzi Alti- Rifugio Denza
Info
La strada forestale che porta al parcheggio del Forte Pozzi Alti è lunga, stretta, contorta e con fondo sdrucciolevole. Chi volesse può parcheggiare l’auto a bordo strada (in uno slargo) prima dell’inizio dei tornanti veri e propri (1500m circa) e prendere il sentiero scorciatoia CAI 233 nel bosco che li taglia e si ricollega al forte (1900m). Si mantiene il sent. 233 su quella che un tempo era una mulattiera militare. Il versante est mostra bellissimi scorci su alcune delle cime più elevate dell’Adamello tra cui la cima Presanella (3558m) e cima Scarpaco. Senza alcuna difficoltà si continua per l’unico sentiero battuto CAI 206 fino al rifugio Denza (2298m). A questo punto si può rientrare per lo stesso percorso o seguire l’anello sul sentiero CAI 234 che porta a Passo dei Pozzi (2604m) e ritorna al forte di partenza.
Lunghezza: 8km circa
Sentieri CAI interessati: 233-206-234
Grado di difficoltà: EE
Anello Ospizio San Bartolomeo (Tonale) – Laghi Strino
Info
Lasciata l’auto al parcheggio dell’Ospizio si prosegue a mezza costa verso est (sent. CAI 160) tra prati e cespugli.
Sulla destra orografica della valle troneggia il bellissimo Skyline dell’Adamello, lo si segue fedelmente dalla lontana fino ad entrare nel bosco. Le chiome degli alberi di conifere coprono i dintorni fino alla quota vegetativa, eccezione fatta per l’unico balcone panoramico contrassegnato dal forte Saccarana all’imbocco della Val di Strino.
Il sentiero sale molto dolcemente, si esce allo scoperto solo in alta Val di Strino.
Il sent. CAI 137 porta ad attraversare il versante battuto dal ruscellamento di due piccoli corsi d’acqua (provenienti dai laghi), uno è proprio il Rio Strino.
Un repentino cambio di pendenza porta per tornanti a quota 2600m circa e in breve fino ai piccoli laghi di Strino.
La pace dei sensi pervade questo luogo indisturbato.
Il panorama è mozzafiato, il monte Redival (2973m) copre le spalle mentre lo sguardo si protrae verso sud per scorgere la Val di Strino e buona parte dello skyline Adamello.
Bisogna camminare a ritroso fino al bivio con il Sent. CAI 161 ed imboccarlo, andrà mantenuto per quasi tutta la durata dell’itinerario per poi seguire il sent. CAI 111 una volta scesi dai ripidi versanti del monte Tonale Orientale.
Quello che ne consegue sono sali e scendi tra pianori e avvallamenti, tratti a mezza costa all’interno di stupendi scenari naturali e il manifestarsi concreto della Grande Guerra sotto forma di baraccamenti militari e avamposti (Città Morta). Ci si incammina verso il gran finale di questa magnifica escursione che sarà segnata dal raggiungimento della panoramica cima del Monte Tonale Orientale (2696m).
Lunghezza: 15,5 km circa
Sentieri CAI interessati: 160-137-161-111
Grado di difficoltà: EE
A/R Rifugio Doss dei Gembri – Monte Vioz
Info
Per raggiungere la cima del Monte Vioz in un solo giorno bisogna lasciare l’auto in un parcheggio a Pejo fonti e utilizzare l’impianto di risalita messo a disposizione dalla società Pejo Funivie (a pagamento). Una volta raggiunto il piccolo pianoro elevato del rifugio Doss dei Gembri (2300m circa, al termine del secondo ed ultimo troncone di funivia) s’inizia a camminare.
I sentieri CAI 138-139 servono da collegamento al sentiero vero e proprio (105), quello che conduce fino al rifugio Mantova (3535m) e alla successiva cima del Monte Vioz (3645m). Prende a salire sopra il rifugio Doss dei Gembri per poi scomparire dietro l’altro versante e continuare dentro e fuori da una dorsale secondaria ma derivata dal monte, si continua a salire costantemente tra brevi strappi, scalini, tratti più lineari ma sempre senza avversità.
A quota 3250m circa ci si arresta davanti al muro di roccia finale sotto al rifugio Vioz, va salito a zig zag, la pendenza è sostenuta ma con il giusto passo e senza esagerare si supera anche quest’ultimo tratto (rocce particolarmente rossastre, immagino per la presenza d’alte concentrazioni di ferro). A fine luglio 2020 la neve copriva il sentiero solo gli ultimi 70 m dislivello prima del rifugio, il resto era tutto libero.
Gli ultimi 100 m dislivello tra il rifugio e la cima del monte si affrontano sempre sulle rocce e senza particolari difficoltà.
La cima del Vioz è tra le più alte e facili (tecnicamente, nel periodo estivo) da raggiungere di tutta l’area.
Seguire a ritroso il percorso per tornare all’inizio dell’escursione.
Lunghezza: 11,5 km circa
Sentieri CAI interessati: 138-139-105
Grado di difficoltà: EE
Giro dei laghi del Cevedale (Val Venezia).
Anello centrale elettrica Mare – Rifugio Larcher al Cevedale
Info
Raggiunta la centrale elettrica Mare 1970m c’è un parcheggio autorizzato in ghiaia dove si può sostare con l’auto, da qui si diramano alcuni sentieri e ha inizio l’escursione.
Il verso di percorrenza dell’anello è indifferente però, se possibile, preferisco fare le salite impegnative e le discese facili piuttosto che il contrario.
Detto ciò si parte subito alla massima potenza sul sentiero CAI 123 per superare quasi interamente il dislivello giornaliero. Via il dente, via il dolore :P.
Salita impegnativa in mezzo al bosco e senza tante distrazioni, si può tirare un primo sospiro di sollievo sui prati d’altura mentre iniziano ad uscire allo scoperto i ghiacciai degli alti colossi sul versante opposto della valle.
La salita continua e volge al termine soltanto alla diga del lago Careser.
Il percorso prosegue sul camminamento elevato della diga, si può osservare molto bene l’intero lago e la conca delle montagne che insistono attorno (Cavaion 3140m, cima Pontevecchio 3179m).
E’ un continuo apparire e scomparire di laghi diversi.
Dapprima il piccolo e nascosto lago Nero a ridosso del lago Careser poi il più affusolato lago Lungo (visto dall’alto) e per finire il lago delle Marmotte (leggermente discostato).
Questo tratto è una godibilissima passeggiata panoramica di circa 2 km che si aggira sempre attorno ai 2600m di quota.
Un ultimo breve strappo in salita e si raggiunge il passo a 2700m circa prima di tuffarsi in discesa al rifugio Larcher al Cevedale (2607m), posto sugli spalti assolati della Val Venezia. Infine si discende la valle sul sentiero 102 di ritorno a Malga Mare e al parcheggio.
Lunghezza: 12 km circa
Sentieri CAI interessati: 123-104-102
Grado di difficoltà: E
Alta Val di Rabbi.
Anello Parcheggio Fontanin al Coler – Rifugio Dorigoni
Info
L’itinerario inizia dal parcheggio a pagamento Fontanin al Coler (1380m), lo si può raggiungere tramite bus navetta o con la proprio auto.
Inizio di giornata tranquillo per scaldare le gambe e gli animi, si procede in piano sulla sponda orografica sinistra del torrente Rabbies (sent. 106) per circa un chilometro, seguono alcune piccole ondulazioni più significative ma nel complesso la pendenza del percorso è data dal corso del torrente.
E’ in ambienti naturali così presenti, ammalianti e intatti che ci si dimentica di tutto il superfluo.
Sopraggiungono le cascate del Saent (bassa e alta) e la Val di Rabbi si chiude stretta con un balzo di roccia da aggirare a zig zag fino al Doss della Croce e al pianoro sommitale.
L’alta Val di Rabbi muta aspetto e, da stretta e profonda, si fa spaziosa ed ancora più magnifica.
Il grande pianoro erboso di Malga Pra Saent è solcato da rivoli d’acqua, è un incanto, ve ne accorgerete da soli.
Per chi volesse allungare la permanenza in quota consiglio d’andare a trovare i larici secolari sul percorso tematico attorno alla malga.
Comincia il tratto più impegnativo per il fisico ma divertente e appagante per la mente.
Lasciata alle spalle l’ultima cascata (non segnalata, si va ad orecchio :P) si procede a piccoli passi contro massima pendenza o al fianco della parete di roccia fino ad arrivare alla svolta della Palina, il vento fresco lenisce la fatica e asciuga il sudore sulla pelle mentre si osserva in sosta la valle appena percorsa.
Il sentiero si dirige a nord-ovest a piccoli balzi. Al pianoro acquitrinoso al di sotto del rifugio Dorigoni (2436m) compie l’ultimo importante balzo di roccia.
Variante del ritorno (sent. CAI 128, difficoltà E/EE)
La variante del sentiero CAI 128 è molto interessante e panoramica, segue dall’alto le balze laterali della valle appena percorsa senza mai vedere alla base. Un primo e piccolo altopiano roccioso seguito immediatamente dalla discesa sul fondo di una conca.
Un lungo taglio a mezza costa tra rocce, piccoli cespugli al bordo dei ruscelli che precipitano verso valle, massi giganti dispersi qua e la e pareti strapiombanti sotto alle quali camminare. Questo sentiero credo che abbia tutte le caratteristiche per essere davvero unico e bello.
Arrivati al Baito Campisòl (fontanella) si discende vertiginosamente a zig zag nel bosco per tornare al Doss della Croce.
A questo punto ci sono due possibilità, tornare sul sentiero delle Cascate o proseguire verso malga Stablasolo (sent. CAi 106) rimanendo sullo stesso versante.
Lunghezza: 15 km circa
Sentieri CAI interessati: Sentiero delle Cascate-106-128
Grado di difficoltà: E/EE