ITALIA COAST to COAST in bicicletta. 435 km da RIMINI a MARINA di CERVETERI
Piccolo trattato di ciclosofia
Non di solo pane vive l’uomo che
pedala ardentemente sulla sua bicicletta,
viene avanti mosso da un unico grande credo
Pace, Gioia, Amore infinita.
Nel suo momento di vita piena
ripone fiducia nel mondo,
nel mentre
vive, vede e pensa positivo.
L’avventura è il suo spirito guida,
non conosce altri al di fuori di lui.
Niente e nessuno li potrà dividere
nei secoli dei secoli.
… il cambiamento sta arrivando…
Modifica percorso: da Ponte Verucchio a bivio per Città di San Marino seguire la SP 258.
Album fotografico completo
Dati di viaggio
Bici consigliata: Mountain bike mono o bi-ammortizzata.
Giorni in viaggio: 9
Km percorsi: 437
Dislivello totale in metri: 7300
Italia coast to coast
La fantasia si affaccia dal proprio nido per vedere cosa succede, vede che qualcosa è cambiato, stropiccia le ali e prende il volo, fa un giro di ricognizione, plana e si posa su un’idea che le piace, decide di portarla con sè, le tornerà utile.
Nasce a piccole dosi ITALIA COAST to COAST come viaggio in bicicletta a caccia dei luoghi nascosti e dei tesori artistici, storici, paesaggistici e naturalistici del nostro paese.
ITALIA COAST to COAST diparte dalla città di Rimini per seguire la ciclabile della Val Marecchia, dirigendosi al cuore verde pulsante dell’appennino romagnolo, una breve digressione nella Riserva naturale Alpe della Luna e il ritorno alla civiltà con l’ingresso nell’alta Valtiberina a San Sepolcro.
Ritorna a farsi sentire la chiara voce di un fiume, è il Tevere, la città eterna lo sta aspettando a braccia aperte.
La ciclabile del Tevere s’interrompe alle porte di Perugia, nessuno vieta di visitare questa città che si cinge di bellezze secolari nel bel mezzo dell’Umbria.
La campagna perugina si rivela essere particolarmente piacevole agli occhi e alle gambe, non bisogna fare altro che seguire gli appezzamenti coltivati, i verdi intensi delle diverse colture o delle fronde degli alberi ripariali.
Il paesaggio vi cullerà in un andirivieni di sali e scendi fino ad impattare con la collina vera e propria dove tutto si amplifica.
Il percorso verde del fiume Nestore apre le porte verso le ardue risalite, i panorami a lunga gettata tra terra e cielo, le discese impavide di varia natura, è proprio un bell’incedere.
La gola del fiume Chiani è l’ultimo ostacolo naturale prima dell’arrivo alla valle del fiume Paglia e alla rupe d’Orvieto.
Altra città, altri importanti trascorsi storici, Orvieto è una piacevole scoperta.
Città minuta e ricca di grandi bellezze che si manifestano ad ogni angolo, anche ai più nascosti, lontano da occhi indiscreti si cela Orvieto sotterranea.
Benvenuti in Lazio!
La regione dalle infinite sfaccettature e dalle potenzialità sorprendenti.
Gole dalla vegetazione rigogliosa, natura intatta senza precedenti.
Antiche città, luoghi abbandonati, borghi storici arroccati su speroni rocciosi, necropoli etrusche, città ed opere di epoca romana e chi più ne ha più ne metta.
Civita di Bagnoregio è l’apri pista di questo tour laziale, seguiranno l’antica città di Ferento e Monterano, Viterbo, le necropoli vicino a Blera (Norchia, Pian del Vescovo e San Giuliano), la macchia e la caldara di Manziana, il parco di Marturanum e i monti della Tolfa.
Rimini. La città che non dorme mai.
Rimini è ambivalente, la città che non dorme mai piace veramente a tutti.
La vita notturna (discoteche e locali sulla spiaggia) e quella diurna (mare e spiaggia) si susseguono ininterrottamente in un mood perfetto, un processo che sembra andare avanti senza sosta dalla notte dei tempi, come l’alternarsi dalla notte al giorno.
Persone assonnate trascinano i loro corpi stracolmi di sonno ed altre sostanze verso l’uscio di casa incrociando chi è pronto ad affrontare il nuovo giorno.
Questa volta vedrò solo la faccia illuminata di Rimini, sforna un sole che passa in tutti gli strati della pelle, arriva agli organi interni e li inonda di luce e calore.
La ciclabile della val Marecchia. I° parte. (foto)
La ciclabile della val Marecchia. I° parte. (racconto)
ITALIA COAST to COAST si riversa nelle strade di Rimini, passa dal ponte romano di Tiberio e si perde nei meandri della ciclabile della val Marecchia, 50 km di strade bianche a facile percorrenza immerse nel verde della vegetazione di fiume. Siepi e canali lambiscono piccoli centri abitati e frazioni fino a Ponte Baffoni nei pressi di Novafeltria.
La val Marecchia può offrire molto più di una semplice ciclabile e di un fiume, basti pensare a tutti i borghi e gli angoli ricchi di storia che costellano i versanti della valle, alcuni più accessibili altri meno,
per citarne alcuni: Verucchio, la rocca di Montebello con la leggenda di Azzurrina, il formaggio di fossa di Talamello, Novafeltria, il piccolo borgo medievale di Torricella e l’ara sacrificale preistorica, la rocca di Maiolo.
Alta val Marecchia. II° parte. (foto)
Alta val Marecchia. II° parte. (racconto)
La bici ed io reclamiamo i nostri spazi ora che siamo costretti a condividere la strada con i mezzi a motore, la via Marecchiese asfaltata ci guida sempre più al cuore verde dell’appennino, difficile dire se si tratta di Toscana o Emilia Romagna, la distanza tra i due è talmente sottile che è un attimo cadere in errore.
Bistrattato, poco conosciuto e scarsamente abitato, l’appennino ha tutti questi pregi, l’isolamento è la sua forza e lo dimostra all’uomo che sa vedere oltre le apparenze di una veste trasandata e a chi sa apprezzare i tratti genuini e spartani della sue terre.
Cani zerbino all’uscio di casa che prendono il sole incuranti dei passanti, una fila di processionarie scese in terra, marciano sulla strada, case curate, belle o sbudellate e impoverite dal tempo, orti in procinto di produrre ogni ben di Dio, terreni strappati al bosco e lavorati per l’imminente semina di qualche coltura, i primi alberi fioriti a bordo strada in atto di sfida verso le tinte grigio-brune del paesaggio circostante vestito d’inverno.
La natura è l’elemento preponderante dell’alta val Marecchia ma non mancano brevi digressioni storiche ed artistiche atte ad abbracciare la storia dei luoghi, la pieve romanica di San Pietro in Messa e la chiesa di San Michele Arcangelo con le tre splendide pale d’altare robbiane a Badia Tedalda (vedi foto sopra).
Riserva naturale Alpe della Luna (foto)
Riserva naturale Alpe della Luna (racconto)
Le correnti d’aria s’intensificano al raggiungimento del passo di Viamaggio, le montagne non sono più un ostacolo, ora lo sguardo corre a cercare la Valtiberina, più s’allontana e più deve fare i conti con la foschia che aleggia sulle colline, non piove da settimane ormai.
Ci pensa il lago di Montedoglio a togliere ogni dubbio sull’orientamento, il Tevere può tornare ad essere ciò che era, un fiume arginato a spasso per il centro Italia.
In questo ITALIA COAST to COAST ho previsto d’attraversare la riserva naturale Alpe della Luna per dare un tocco in più di magia e mistero al percorso, basta imboccare una deviazione al momento giusto e niente è più come prima.
Niente più discesa, niente più asfalto, niente più auto, solo una strada sterrata che vira bruscamente a nord-est e risale a mezza costa il monte Macchione, non una strada qualunque, la via di Francesco con segnavia bianco/rosso e il simbolo del Tao giallo ad indicare la direzione.
Il bosco è dei faggi che temono ancora le ultime gelate e non si lasciano andare alle prime avvisaglie di primavera, un branco di caprioli mi attraversa la strada, un ragazzo inglese li fotografa manifestando stupore, non sono solo, due rifugi aspettano di riaprire i battenti agli escursionisti.
Me li immagino… gente che intavola discorsi, aromi che fluttuano dalla cucina e s’involano nell’aria limpida di una notte stellata.
La strada forestale scende a tornanti fino al paese di Germignano ( cercate l’azienda di un produttore locale che vende latte d’asina e assaggiatelo).
Seguite il corso del torrente Afra al fondo alla valle, vi condurrà fino alla porte della Valtiberina.
La ciclovia del fiume Tevere (foto)
La ciclovia del fiume Tevere (racconto)
Cosa sarebbe la Valtiberina senza il suo fiume?!
Il Tevere è anche soprannominato “fiume della storia”, ad esso è legata la nascita dell’urbe di Roma e l’importante arteria commerciale del tempo.
Diversi popoli si stanziarono sulle sue rive per creare delle comunità, mantenne forte importanza strategica nel medioevo, momento in cui nacquero borghi fortificati, castelli, torri e si svilupparono comuni e signorie tra le più potenti della regione.
Il Tevere e le sue acque erano e sono una risorsa naturale, economica e strategica.
I borghi medievali fortificati sorti lungo la Valtiberina hanno sfruttato l’acqua del Tevere come elemento difensivo (fossati) per sfuggire alle incursioni nemiche.
La ciclabile ghiaiata/sterrata dell’alta Valtiberina permette di entrare in intimità fin da subito con il Tevere per conoscerne i suoi lineamenti, le tante bellezze annidate nei borghi medievali (San Sepolcro, San Giustino, Città di Castello, Montone, Umbertide), la conformazione collinare del territorio circostante, i campi coltivati frammisti a boschi.
Un filo d’arianna che permette d’arrivare fino alle porte di Perugia.
Perugia
Tra le pagine del diario
Perugia è una chicca incredibile, non mi sono stancato un attimo, 10 ore di visita e non sentirle, sorprese ad ogni angolo della città, anche le più inaspettate, ma partiamo con ordine.
La colazione in centro coi piccioni, erano addestrati all’assalto, pessima idea ma comunque ce l’ho fatta.
Successivamente ho iniziato a vagare per le piccole vie e ad ogni angolo c’era qualcosa che catturava la mia attenzione. Viste panoramiche sulla città, sulle colline vicine e sulle montagne innevate dell’appennino, i luoghi storici e le porte d’accesso della città, le mura urbiche di epoca etrusca, l’incredibile pavimento musivo del II sec.
E ancora.L’acquedotto romano, tempio Sant’Angelo di epoca paleocristiana, il pozzo etrusco e i sotterranei pazzeschi della rocca Paolina, il duomo dove ho scoperto essere custodito l’anello sacro, quello che diede Giuseppe a Maria nello sposalizio (secondo il rito cristiano), la fontana Maggiore, palazzo Priori, ho visto un’infinità di cose oggi, bei posti veramente.
La Fontana maggiore
Pozzo etrusco di palazzo Sorbello
Altre attrattive
Perugia – Orvieto (foto)
La campagna Perugina
Percorso naturalistico del fiume Nestore
Colline del Marscianese
Cicloturistica Massa Martana
Perugia – Orvieto (racconto)
Il mio viaggio ITALIA COAST to COAST prosegue attraverso la campagna perugina alla volta d’Orvieto, si entra nel vivo del tracciato senza esclusione di colpi, bisogna darsi un gran da fare per oltrepassare tutte queste asperità.
Piacere di conoscervi piccole valli coltivate o in attesa di esserlo, delineate da alberi ripariali e piccoli corsi d’acqua, spasso assicurato tra strade bianche, tratturi e strade a basso traffico, nei pressi solo qualche azienda agricola, case di campagna o piccole frazioni.
I toni si fanno più accesi quando, passato il percorso verde sul fiume Nestore, si impatta sulle colline del Marscianese, sono i panorami a lunga gettata tra terra e cielo come dal castello di Cibottola, i single track nel bosco/macchia come quello della cengia a picco sul fosso dell’Elmo, le discese e le risalite da capogiro in luoghi quasi sempre selvaggi e sperduti.
Orvieto
Tra le pagine del diario
Dopo una mattina presa un po’ sotto gamba, qualcuno mi ha detto: “tanto Orvieto è piccola, si visita alla veloce”, ho capito che non era vero e mi sono messo sotto a chi tocca per vedere quello che c’è di più rilevante in città, credetemi che in un giorno non riuscirete a vedere tutto.
Da vedere assolutamente: Chiesa di San Giovenale, San Domenico (ricostruita in parte dopo i bombardamenti della 2′ guerra mondiale), necropoli etrusca di Crocefisso del Tufo dove le tombe sono disposte seguendo direttive, uno schema logico e simmetrico, come intenderemmo noi oggi un cimitero moderno per intenderci, così facendo ho visto indirettamente le pareti tufacee della rupe in vari punti mentre ero in visita. La fortezza Albornoz (dal basso e da sopra), il pozzo di San Patrizio (compare tra i primi posti nelle ricerche Google su cosa vedere a Orvieto), Orvieto Underground (tanto fumo e niente arrosto), mi aspettavo qualcosa di meglio dei soli Colombari e cave di Pozzolana, altra cosa invece il pozzo della Cava, pensate che questa famiglia ha ristrutturato per suo conto dal 1984 al 2002 l’intero complesso sotterraneo, senza denaro pubblico o investitori. Il sito è di proprietà dei beni culturali e si può apprezzare come ne è cambiato l’utilizzo nei secoli, dall’epoca etrusca al Rinascimento. Chiesa di Sant’Andrea, palazzo del Popolo, torre del Moro con panorama a 360′ al tramonto da giù di testa su tutta Orvieto fin dove l’occhio riesce ad arrivare, Duomo e cappelle laterali (Bruzi) che insieme valgono già la visita ad Orvieto (troppo bella la facciata esterna, non va bene, ho perso più di 1 ora tra il dentro e il fuori), dulcis in fundo…il chiostro di palazzo Filippeschi!
Duomo di Orvieto
Orvieto Underground
Pozzo di San Patrizio
Necropoli Crocefisso del Tufo
Chiesa di San Giovenale
Altre attrattive
Orvieto – Viterbo (foto)
“La città che muore”
Antica città di Fèrento
Orvieto – Viterbo (racconto)
Orvieto trascende qualsiasi tipo di immaginazione.
Sebbene la rupe non fosse in grado di soddisfare tutte le esigenze umane da poter far pensare alla nascita di una città (era difficile reperire acqua per esempio) c’è chi, nel corso dei secoli, ha trovato escamotage per trasformarla in qualcosa di unico e raro, Orvieto è più di quello che si vede.
ITALIA COAST to COAST è pronta a ripartire tra le pieghe di madre terra per varcare l’ultimo confine di regione di questo ciclo tour.
Il Lazio mette in gioco nuove ed interessanti attrazioni, la più appariscente è Civita di Bagnoregio.
Civita è famosa in tutto il mondo, l’emblema della bellezza e della fragilità del patrimonio storico ed artistico italiano, ritratta sulle copertine di molte riviste di viaggio, soprannominata la “città che muore” a causa della conformazione rocciosa della rupe su cui si trova.
Stretto tra i calanchi, le valli orientate verso l’asse del Tevere e le strade che si portano verso il lago di Bracciano, la scelta del percorso è presto fatta, bisogna seguire la SP 6 fino all’antica città di Fèrento (epoca romana) e poi Viterbo prima di ritrovare le strade tanto care a noi cicloviaggiatori.
La Tuscia viterbese (foto)
Tratto Viterbo – Norchia
Tratto Norchia – Blera
Necropoli di Pian del Vescovo
Tratto Blera – antica città di Monterano
Necropoli di San Giuliano
Antica città di Monterano
Tratto monti della Tolfa
Macchia di Manziana
Caldara di Manziana
Monti della Tolfa
La Tuscia viterbese (racconto)
La Tuscia viterbese è bontà a cuor leggero.
Terra di braccianti e di campi coltivati, pastorizia ed allevamento, terra di uomini onesti che si oppongono alle malelingue e allo scempio dei disonesti, figli alla lontana dei vecchi briganti della Tuscia.
I borghi della Tuscia si annunciano a suon di “benvenuto”, qualcosa d’interessante si annida sempre tra le case e non solo, chiedi e ti sarà dato, di qua sono passati secoli di storia.
Le necropoli rupestri
Le testimonianze maggiori in questo senso sono date da antiche città (Norchia e Monterano) e dalle necropoli etrusche (Pian del Vescovo e limitrofi a Blera, San Giuliano a Barbarano Romano, Norchia), posti che meritano di essere visti solo per la pace che sono in grado di trasmettere.
Un tuffo nel passato laddove le strade si fanno sentieri impervi e gli animali circolano più che le persone.
Uno spazio a parte in cui il mondo rimane all’esterno, la civiltà moderna è altra cosa, si rimane incantati dai suoni del bosco e dal vociare di un corso d’acqua, stupidi di fronte ad una tomba monumentale di grandi dimensioni, impauriti mentre ci si affaccia all’interno delle stesse. Sensazioni forti insomma.
I monti della Tolfa
Chi di voi conosce i monti della Tolfa??
Il tassello mancante di questo ITALIA COAST to COAST sono proprio loro.
I monti della Tolfa sono una lunga barriera boschiva che si estende parallela alla costa a partire dal paese di Tolfa fino a quello di Ceri, uno sviluppo totale di 15 km circa, grandi a sufficienza per farvi sentire ancora una volta piccoli e indifesi di fronte alla forza della natura.
Così come si dispiega il nastro orizzontale continuo dell’orizzonte quando incontra il mare, anch’io distendo i nervi della fronte e sorrido alla vita che mi ha fatto così felice d’aver incontrato il mar Tirreno dopo 450 km.
Vola alto un grido liberatorio di gioia e gli occhi brillano un pò di più in questo giorno.