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Alla ricerca dei colori d’autunno – Viaggio in bici attraverso il Piemonte part.6/6

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Benvenuti ad Acqui Terme, città del benessere

Cosa vedere nella cittadina di origine romana

Eccomi di nuovo qui per quest’ultimo articolo del mio viaggio in Piemonte, spero che questa collana di racconti/diario vi sia piaciuta, se così è stato vi invito a lasciare un commento, comunque sia fatemi sapere cosa ne pensate. Ora compio l’ultimo passo prima del mio arrivo alla stazione ferroviaria di Stradella, lo stesso luogo da cui ero partito 6 giorni prima.

Come ho già detto nel precedente articolo (lo trovi qui), la visita al paese di Canelli e Nizza Monferrato non è stata entusiasmante come pensavo, non mi resta che sperare in Acqui terme. Basta una parola per riassumere la visita alla piccola cittadina, BELLISSIMA!

“Benvenuti ad Acqui Terme, città del benessere”

Acqui terme è resa celebre dalle sue acque sulfuree e salsobromojodiche, si tratta di acque pluviali che, penetrando lentamente nell’arco di 60 o 70 anni attraverso il sottosuolo acquese, si sono arricchite di minerali, principalmente quelli rilasciati dai vasti depositi salini di quel braccio di mare che un tempo occupava l’area dell’attuale Pianura Padana. La sorgente termale acquese più celebre è quella del “Bollente”, sgorga a 75° C nel cuore della città, risale rapidamente dalle faglie di profondità senza aver il tempo di raffreddare.

Fontana del Bollente.

 

Foto di rito sulle acque del Bollente ad Acqui Terme

I luoghi più belli si visitano facilmente a piedi, per questo motivo anche io passeggio sui sanpietrini con bici alla mano lungo lo spazioso Corso Italia. Il primo approccio non è niente male. Il posto più famoso di Acqui è senz’altro la fontana del Bollente, non servono indicazioni per arrivarci, basta trovarsi nelle immediate vicinanze e farsi guidare dall’odore dall’acqua sulfurea fumante che risale dai tombini del vicolo e arriva fino al Corso Italia. Molti sostano davanti alla fontana per fare qualche suffumigio e bere qualche sorso d’acqua, io mi fermo per qualche foto. 🙂 Molto bella l’edicola Ottagonale dell’architetto Giovanni Cerruti che sovrasta la fontana. Oggi una schiera di case chiude il piccolo spazio della piazza, cosa che non avveniva all’epoca romana; a monte ci sono le gradinate del teatro all’aperto disposte a semicerchio, lo spazio accanto alla fontana era usato come proscenio.

Sempre nella zona a monte, nella parte storica compresa tra la fontana e i muri di cinta del castello, ci sono numerose ville antiche risalenti al 1600 circa, inserite alla perfezione nel tessuto urbanistico. Si trovano pannelli informativi davanti a ciascuna di esse. E’ un piacere passeggiare lungo queste strette vie, con bici al seguito devo cedere il passo a chi incontro. Molte case sembrano intenzionate a svelare la loro vera natura, si sentono inadeguate, assalite dall’antico ardore di un tempo. Quell’intonaco grezzo cela un mix di grande bellezza fatto di mattoni, ciottoli e piccole pietre frantumate. Un muro non supporta il forte carico e spancia perchè ha trovato un suolo più tenace di lui, un altro ha prurito e si gratta via quell’intonaco malandato ma qualche brandello sventola per anni ai quattro venti. Quasi tutti sono affetti da umidità in più punti, lasciamoli respirare che sono tanto belli ugualmente, anzi di più!

Il muro di cinta del castello dei Paleologi sorge nel punto più alto della cittadina, a ridosso delle ultime case.

Scultura marmorea al castello di Acqui Terme

Si accede alla fortezza dal parco del Castello, un’ area verde ben gestita e tranquilla dove poter passeggiare. Esaurita la ripida gradinata si arriva a un piccolo giardino botanico e al museo archeologico, alcuni oggetti marmorei completano l’arredo. Una bella vista spazia verso le colline di nord-ovest.

Merita una visita il Duomo di Acqui Terme e la chiesa dell’Addolorata, quest’ultima costruita in stile romanico e rimaneggiata nel 1700 in stile barocco.

La fontana a scale in piazza Italia è molto suggestiva, sopratutto quando si fa sera e si accendono le luci delle vasche.

I resti dell’acquedotto romano di Acqui Terme

Da estimatore dell’epoca romana vi sfido a non restare a bocca aperta alla vista dei resti dell’antico acquedotto romano (risalente al I secolo d.C.) accanto al torrente Bormida , eccezionale.

Si conservano due ampi tratti separati dell’originaria struttura in elevato, composti rispettivamente di sette e otto piloni in muratura, a base quadrangolare. Il percorso dell’acquedotto si sviluppava per una lunghezza complessiva di circa 12 km, a partire dal bacino di raccolta delle acque situato in località Lagoscuro fino alla sponda sinistra del torrente Bormida, con un salto di quota complessivo di circa 50 m. Gran parte del tracciato era sotterraneo e costituito da un condotto a sezione rettangolare che risultava intonacato o rivestito di cocciopesto.

Pista ciclabile deserta nel centro di Acqui terme, mi chiama per sfrecciare in velocità!

Avanti march!

Siesta, hall d’ingresso dell’hotel Bellavista

Oggi sono di gusti difficili: la camera non mi piace, l’albergatore non mi piace, la colazione men che meno, tutto confezionato e  in mini porzioni, il tavolino da bar è un “munnezzaio” di scartoffie, sembra che abbia mangiato un bue muschiato e sono solo all’inizio. Dal tavolo accanto il signorino francofono ben composto mi guarda stupefatto, probabilmente non si rende conto del freddo che c’è fuori e di quanta energia serva per vincerlo, l’allegra famigliola si fa servire e riverire e zitti zitti anche loro mangiano a quattro mani.

Al momento di pagare l’albergatore non trova la mia prenotazione, non mi è nuova questa cosa, ho sbagliato a prenotare tutti i check in del viaggio con booking.com, sono fiero di me.

La bici ha dormito nella hall dell’albergo, siamo riposati entrambi e caldi per partire.

Oggi devo pedalare per 120 km e so che mi concederò diverse pause fotografiche e spuntini di varia natura. Il primo a Voghera di fianco a un extracomunitario che ha armeggiato tutto il tempo su uno scooter per farlo partire, non ho capito se stava provando a rubarlo o se era suo, però è andato via rassegnato.

Alle 8:15 scendo in strada: buio, freddo, lampioni accesi e nebbia fitta, benissimo let’s go!!

Mi fermo al primo paesino sulla strada per prendere un bel trancio di focaccia con tre dita di cipolla, il mio preferito.

uno dei tanti pioppeti nella zona di Rivalta Bormida.

 

La nebbia nel pioppeto.
La nebbia rende i luoghi sospesi in un alone di indeterminatezza assoluta. Io, la strada, qualche pioppeto e nulla più all’orizzonte.

 

Percepivo che questa nebbia mi avrebbe potuto regalare qualche bello scatto e così è stato, c’era del potenziale che andava sfruttato, ho osservato a lungo questo pioppeto per cercare di esaltare la fitta nebbia e dopo qualche scatto a vuoto ci sono riuscito.

Sto seguendo quest’ ultima fascia collinare che si getta dolcemente nella pianura, scendendo lentamente di quota come sto facendo io, in questo tratto: piccole pioppete, l’abbaiare dei cani da caccia e ancora tanta nebbia.

Vigneto di Rivalta Bormida in una fredda mattina autunnale.

A Rivalta Bormida riporto in temperatura il mio corpo con una discreta salita, un altipiano vastissimo, solo qualche vigneto nulla più, la strada corre libera davanti a me, stupendo.

Un lungo corridoio naturale sull’ altipiano delle colline alessandrine, che pace.

Le strade fino a Tortona sono di una dolcezza unica e con paesaggi davvero bucolici, attraversano spazi ancora autentici.

La campagna alessandrina è intatta e, quando è così, le strade ghiaiate hanno il loro perchè.

L’incantesimo svanisce quando attraverso il cavalcavia dell’autostrada. Il sole è sorto, l’atmosfera si scalda ai suoi raggi e la terra sussulta, fumando avidamente.

Riesco perfino a leggere un cartello che indica 60 km per il Mar Ligure, dai andiamo?? Ritorno con i piedi per terra e proseguo il mio cammino.

Più mi addentro in pianura e più il tessuto cittadino si fa insistente e ingombrante, la campagna si ridimensiona e trovo vie di fuga veramente belle, incontro altri bikers come me.

Non ho intenzione di fermarmi a lungo a Tortona e Voghera, le hanno sconsigliate tutti quelli a cui ho chiesto informazioni, a questo punto la curiosità prende il sopravvento e voglio vedere se è come dicono, taglio il centro cittadino lungo la via principale.

Raggiungo la periferia in un battibaleno e il paesino di Viguzzolo che mi riserva delle sorprese.

Pieve di santa Maria a Viguzzolo

La Pieve di Santa Maria è una costruzione romanica risalente al XI secolo. Nelle carte d’archivio è nota come “Sancta Maria in ripa padi”, ad indicarne la posizione lungo il corso della Roggia, oggi coperta, che proviene dal Curone e attraversa il paese. Le pareti sono prive di decorazioni, fatta eccezione per alcuni frammenti di affresco presenti nel catino absidale. La cripta, di epoca posteriore alla pieve, è ubicata sotto l’abside centrale e sotto il presbiterio fino a metà circa della navata.

Tra Casalnoceto e Rivanazzano Terme c’è una stradina nascosta (Strada Casalnoceto) che, dapprima in terra battuta poi in asfalto, mi conduce alle porte di Voghera ancora immersi nelle campagne e con traffico assente. Sono tornato vicino alle colline, ormai il navigatore non serve più (tra l’altro batteria scarica), proseguo a vista in quella direzione.

Per vari km seguo la base del fronte collinare fino a Stradella, i vigneti scendono a cascata e riempiono i versanti di splendidi colori, del tutto simili a quelli dell’astigiano, da questo punto in poi le colline indietreggiano dalla sponda del fiume Po, ritornando verso l’entroterra. Sento la malinconia del viaggio che volge al termine e conto i giri di ruota che mi separano dalla fine di questo piacevole sogno ad occhi aperti attraverso il Piemonte, alla ricerca dei colori d’autunno.

Informazioni utili

Mezzo di trasporto: Treno+bici

Stradella —> Reggio Emilia (Regionale diretto)

Nota: Le bici possono essere caricate solo su treni regionali e regionali veloci!

Costo biglietto bici 3,50 euro, valido per 24 ore su qualsiasi tratta.

15 euro circa il costo complessivo del ritorno.

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