Risalita del fiume Adda in bicicletta
350 km ad acque spiegate
Al cuore non si comanda
Certi amori non passano mai, sedimentano per poi riaffiorare a tempo debito.
Amore per qualcosa che ci piace o aspiriamo a fare.
A tal proposito è sufficiente una goccia per far traboccare il vaso, o dovrei forse dire invaso?
Io e il fiume Po siamo amici di vecchia data, lui è grande di cuore ed accoglie tanti altri piccoli fiumi, ecco che il fiume Adda è sangue del suo sangue e porta voce e colori di altre terre. Nella calura estiva, quando la vita di tutti i giorni e il grande Fiume procedono a singhiozzo, lancia una scintilla negli occhi di chi lo guarda, restituendo alcuni frammenti di luoghi lontani.
Così ebbe inizio la mia risalita del fiume Adda da Cremona a Bormio, 350 km ad acque spiegate!
Piccolo spaccato di viaggio
Ecco che nel mio piccolo ho saggiato l’immobilità della campagna sotto il sole cocente che mi esibiva oltremodo frutti di ogni tipo. Mi sono misurato con i terreni aspri e polverosi delle terre di Po e su altrettanti luoghi apparentemente abbandonati e selvaggi dove l’uomo è solo marginalmente contemplato. Ho fatto i conti con la sete nei primi chilometri del viaggio, imparando a centellinare l’acqua anche laddove la campagna lodigiana dimostrava averne in gran quantità. Ho perso il conto di tutti i canali, le rogge, i salti d’acqua, i mulinelli e le centrali idroelettriche incontrate nella parte centrale del percorso. Mi sono ritrovato dinnanzi al genio di Leonardo da Vinci quando sono entrato nell’Ecomuseo a lui dedicato nel parco Adda nord. Leonardo trascorse la vita studiando i fluidi e mise in pratica quanto imparato. I laghi situati nei piani alti del parco dell’Adda, tra cui quello di Como, si appropriano delle acque del fiume, concedendo un po’ di relax al viaggiatore. In Valtellina ho trattenuto a stento la felicità quando mi sono trovato a pedalare su motivetti d’acqua finissima provenienti dalle splendide e scure montagne del parco nazionale dello Stelvio.
L’ ambiente montano è ricco di testimonianze storiche. Il parco delle incisioni rupestri di Grosio e i molti castelli che dominano sulla valle ne sono un chiaro esempio.
Ciak si gira
Cremona
Ci sono cose che non si possono comprare, il viaggio delle meraviglie sul fiume Adda è una tra queste.
Cremona è nota come la città delle tre T: turòon, Turàs, tetàs (torrone, torrazzo, tettone). Due di queste sono riuscito a rintracciarle sul momento. Il Torrazzo è la torre in muratura più alta d’Europa e misura 111m (che per l’inquadratura in camera sono troppi) mentre al quarto piano è incastonato uno degli orologi astronomici più grandi del mondo, il quadrante ha un diametro di 8,20 m. La signorina in foto potrebbe essere un’esponente alla categoria della terza T ma di questo non ho prove certe.
Non sarà mai Cremona del cuore mio padrona, è ora di impostare la rotta, si punta a nord!
Le golene del Po
Un ponte tra due mondi quello che collega Cremona all’area golenale sulla sponda opposta del fiume Po. La giustizia sommaria della giungla cittadina perde lentamente potenza e si arresta sul fianco del grande Fiume. Nessuno mi segue e la strada è finalmente sgombera, il piano ha funzionato, ho fatto perdere le mie tracce.
Basterebbe una semplice piena del fiume per sommergere d’acqua tutta l’area, la golena serve proprio per attenuare il fenomeno ma, data la grossa ondata di caldo che ha investito il paese, mostra un paesaggio che soffre della profonda crisi idrica.
“Perdonali perchè non sanno quello che fanno”
Cieli bianchi per te ho comprato stasera
Il sergente caldo mi ha in pugno ed io sto andando dritto nella sua trappola.
Quella magnifica intuizione di saggiare le terre di Po sotto un formidabile solleone.
Qual’è il colmo per un ciclista?
Prendere il sole sotto i raggi…..della bicicletta!.
Le ombre si ritirano e la golena non è che un lontano ricordo.
I campi coltivati chiedono acqua ma il fuoco incrociato di molti getti non è sufficiente per sconfiggere la vampa del sergente caldo e così la battaglia va avanti giorni e giorni.
Il percorso cicloturistico VIA PO si snoda in aperta campagna e al riparo dal traffico veicolare.
Il fiume ha un corridoio verde di tutto rispetto e innalza barricate verso di me con piante ad alto fusto e dalle chiome ridondanti. Curiosa anche la presenza di molte piante da frutto vicino alle case.
Un gruppo di cornacchie persevera a volteggiare sulla mia testa in modo poco promettente, sarò forse il loro prossimo pasto??
La campagna lodigiana e l’oro blu
A tu per tu con le coltivazioni intensive
Gli argini dei fiumi sono una bella trovata per tutta quella fetta di ciclisti che ama le rotte poco battute e ben inserite nel contesto ambientale. Pedalo su uno di questi vicino alla confluenza del fiume Adda in Po e la cosa che fa più impressione è il numero di campi coltivati a granoturco.
“Coltivazione intensiva mi dica”
“Vorrei acquistare del terreno incolto”
“Ci spiace, la superficie terrestre è momentaneamente occupata, si prega di riprovare più tardi”.
Un mare di pannocchie color giallo paglierino si incanala fino dentro l’orizzonte insieme a qualche sparuto e costernato albero posto nel mezzo a chiedersi: “cosa ci faccio qui?”
Non riesco a trovare altro.
Questa volta il sergente caldo si sconfigge dal basso.
I campi vengono allagati da grosse turbine poste a monte, l’invaso si riempie, infine l’acqua torna a defluire nel suo corso da una rottura aperta appositamente sul fianco.
La campagna lodigiana si sta avvicinando
I corsi d’acqua e i manufatti sopraelevati che la trasportano si moltiplicano a vista d’occhio e iniziano a sgattaiolarmi tra le gambe, come sono piccoli e impertinenti alcuni, quanto lavoro che hanno da fare. I ruscellamenti così come i salti d’acqua che si originano dai cambi di quota repentini mi fanno compagnia lungo il percorso e rendono più piacevole la convivenza in queste terre.
Il castello infestato dai fantasmi
Mi immetto nella civiltà all’altezza del piccolo nucleo rurale di Maccastorna, vicino alla riva destra del fiume Adda. Niente di particolare da segnalare se non che qui sorge il fantastico castello del Belpavone.
Il castello visconteo risale al XIII secolo ed è appartenuto alla famiglia Bevilacqua fino al 1901. Colpisce per il suo assetto architettonico originale.
Il maniero è circondato da un fossato e presenta una pianta quadrangolare ma irregolare, le torri sono anch’esse disposte in modo irregolare, all’interno vi sono le prigioni.
Si narra che il castello sia infestato dai fantasmi delle 70 persone uccise in un tragico episodio accaduto in una notte d’estate del 1406.
La potenza è nulla senza il controllo
Le leggi della natura
Anche se cercassi di frugare tra le leggi nascoste della natura e provassi a darne una spiegazione finita e inconfutabile a tutto quello che vedo, rimarrei comunque deluso nel sapere che essa è in movimento, facilmente alterabile (anche per mano dell’uomo), ma sopratutto imprevedibile. Nella fattispecie i corsi d’acqua sono l’esatta espressione del mio pensiero.
Il canale della Muzza: storia
La risalita del fiume Adda volta pagina e si arricchisce di nuove storie.
E’ giunto il momento di presentare il canale della Muzza, il tassello mancante a questo già completo quadro di corsi d’acqua di superficie.
Il canale della Muzza nasce a Cassano d’Adda e termina la sua corsa nell’Adda di Castiglione. Lungo il suo percorso prende e restituisce acqua al fiume Adda ma la quantità maggiore viene riversata nelle campagne Lodigiane e in quelle tra Lodi e Milano. Il territorio circostante, prima delle operazioni di bonifica dei suoli, era occupato da estese aree paludose che si venivano a creare dal naturale deflusso delle acque della Muzza nella pianura. I terreni fertili e coltivabili aumentarono e si resero necessarie le operazioni di irrigazione, ecco che venne notevolmente ampliata la rete irrigua grazie al complesso sistema capillare delle rogge (canali di entità minore che si disperdono nelle campagne).
Il bacino irriguo della Muzza è il più grande di tutta la Lombardia, 67.000 ettari dei quali 42.000 irrigati direttamente.
Caccia grossa alle cascine
Le nostre storie si intrecciano ad ovest dell’abitato di Castiglione d’Adda, laddove il canale attraversa la SP26 che porta a Lodi. Prende il via l’operazione “caccia grossa alle cascine”. Ed io che pensavo di dovermele annotare tutte. Ci pensa la segnaletica dedicata a mostrarmi la direzione. Ogni angolo di campagna, ogni incrocio, così come ogni piccolo nucleo di case ha un gruppo ben nutrito di cascine, molte delle quali non più in buono stato. Lo schema più ricorrente è quello con struttura squadrata e pareti ampiamente traforate in mattoni. Ce n’è per tutti i gusti!
L’agricoltura e l’allevamento erano il settore trainante dell’economia locale, favorendo così lo sviluppo di queste tipologie costruttive sul territorio di Lodi. Casa e vita per tanti gruppi famigliari nonchè testimonianza storico-culturale ed architettonica del luogo.
Il canale della Muzza: regimazione
Il canale della Muzza è presidiato da una natura rigogliosa che si dirada e si adatta agli schemi cittadini con l’avvicinarsi della periferia di Lodi. Il sole mattutino penetra nelle cortine di fumo che si elevano dalle campagne dopo il temporale, il bagliore diviene intenso e insostenibile al punto da non vederci più un fico secco. Una coppia di pescatori se ne sta appoggiata ad una chiusa in muratura aspettando che il sole volti strada e porti un po’ di frescura anche nel loro nascondiglio. La pesca non sta dando i risultati sperati ma i due non si perdono d’animo e agitano le canne per ravvivare la situazione.
La Muzza non è più capace di intendere e di volere, la natura viene tenuta in scacco come fosse in cattività. Il flusso e la portata sono monitorati così come i continui salti d’acqua.
Gli eccessi sono puniti con espulsione di nuovo liquido dai canali scolmatori. Le sponde sono tenute in ordine dalla vegetazione ad esclusione di una qualche fila di pioppi cipressini divenuta ormai troppo alta ed in forze per essere tagliata. Il fondo sterrato/ghiaiato attorno alle rive si mantiene bene nonostante il temporale e permette a ciclisti e podisti di trascorrere ore piacevoli fuori dal traffico.
Parco Adda Nord, impossibile resistergli
Percorrere la variante del canale della Muzza si è rivelata la scelta più azzeccata che potessi fare, è venuta a mancare quell’idea di purezza che mi ero fatto nel progetto iniziale della risalita del fiume Adda (solo e soltanto Adda) ma ho visto molte più cose lungo il percorso.
All’ingresso del parco Adda nord non c’è motivo di preoccuparsi, se è vero che tutte le strade portano a Roma allora è altrettanto vero che tutti i corsi d’acqua portano a Cassano d’Adda. Il fiume Adda, il canale della Martesana e il canale della Muzza convergono qui.
E’ sufficiente una rapida consultazione per capire che le eccellenze architettoniche del paese sono villa Borromeo, villa Brambilla e il castello Visconteo.
I corsi d’acqua interessati dal percorso
Canale della Muzza
Il canale della Muzza cede il passo al naviglio navigabile della Martesana in partenza per Milano, il testimone passa ora al fiume Adda alla periferia di Trezzo, al Naviglio di Paderno nel comune di Paderno d’Adda, poi di nuovo al fiume che torna in pianta stabile fino a fine percorso. Sembra di assistere ad una competizione su staffetta che non alla risalita dell’ Adda in bici, anche ai corsi d’acqua sta a cuore la buona riuscita di questo viaggio ed ognuno mi accompagna per il tratto di sua competenza.
Ogni naviglio svolge una precisa funzione ed è opera d’arte e ingegno allo stesso tempo; frutto di calcoli ingegneristici, sudore, investimenti economici per il territorio.
Naviglio della Martesana
Il naviglio della Martesana è un canale reso navigabile allo scopo di collegare il fiume Adda a Milano, opera di assoluta importanza per i commerci e l’irrigazione, al centro di numerose questioni di carattere politico.
Il Rùdun
Il naviglio passa da Groppello d’Adda dove è possibile ammirare il famoso Rudùn, la grande ruota di legno che viene azionata dalla corrente. Essa portava l’acqua a livello stradale allo scopo di irrigare orti e giardini ed alimentare le vasche dei lavatoi per bucati.
Martesana e Adda scorrono fianco a fianco fino a Trezzo sull’Adda per poi diventare una cosa sola.
Il Villaggio operaio di Crespi d’Adda
Il ponteggio predisposto sul fiume serve da collegamento con il villaggio operaio/città ideale di Crespi d’Adda (sito Unesco dal 1995). La famiglia Crespi realizza il villaggio industriale per le persone che devono lavorare nell’opificio tessile.
Il proprietario della fabbrica mette a disposizione casa, orto, giardino e servizi per ogni nucleo famigliare. Il padrone abita nella sua dimora (castello) ma si assicura di non far mancare nulla ai propri lavoratori.
Le conche del naviglio di Paderno
Naviglio di Paderno
Il naviglio di Paderno scorre anch’esso parallelo al fiume Adda e ha i lineamenti più accattivanti di tutti, l’ambiente naturale che lo circonda è molto raccolto e potente, la gola che lo contiene è coperta da sontuosa vegetazione che ne ricopre i pendii.
La cosa più speciale e affascinante di questo Naviglio è senza dubbio il sistema di chiuse o conche che permetterebbero alle acque dell’Adda di superare il dislivello e bypassare le rapide, mantenendo una portata costante.
Le conche sono otto:
a) Conchetta
b) Conca vecchia
c) Conca delle fontane, chiamata così per la presenza di risorgive naturali
d) Conca grande o conca madre
e) Conca di mezzo
f) Conca in Adda, chiamata così perché restituiva l’acqua al fiume
g) Settima e Ottava conca, le uniche con chiuse in metallo, sono state aggiunte dopo la costruzione della centrale Esterle.
Naviglio di Paderno: storia
Riflettori puntati sulle vicende legate all’operato del maestro Leonardo da Vinci che proprio sulle acque del fiume si diede un gran bel da fare.
Nel 1516 gli venne commissionato un progetto in cui si chiedeva di collegare Milano all’Adda a monte del suo tratto non navigabile. Leonardo elaborò due possibili soluzioni: l’apertura di un nuovo canale attraverso le pianure ad ovest per poi volgere verso sud all’altezza di Milano, in alternativa, un complesso progetto con canali, pozzi e chiuse a contrappeso in gallerie scavate nella viva roccia, dove poi fu costruito il naviglio di Paderno.
La costruzione del naviglio ebbe un forte impatto sull’economia locale, furono ingaggiati centinaia di scavatori e di carpentieri per la realizzazione dell’alveo e delle sponde. Nelle zone di Vaprio e di Trezzo furono attivate cave di ceppo dell’Adda, la pietra utilizzata per gli argini; numerose le fornaci attive per la cottura dei mattoni. I boschi di querce e carpini fornirono sia la legna per le fornaci sia i pali per il rinforzo delle sponde.
Non finisce qui, il paesaggio che fa da sfondo al dipinto della Vergine delle rocce di Leonardo è riconducibile al tratto di rapide sull’Adda in quanto a somiglianza.
Le centrali elettriche in pietra locale “ceppo dell’Adda” sono sparse sul percorso e completano il quadro delle cose da vedere.
Tutto quello che avete letto nel paragrafo “Parco Adda Nord” entra a far parte dell’ecomuseo Adda di Leonardo da Vinci.
Non siamo poi così distanti da Olginate e Garlate, i due piccoli laghi che precedono la lunga sponda del lago di Como.
La Valtellina
La Valtellina, così piccola e così affascinante oggi come centinaia d’anni fa, riuscì ad impressionare anche Leonardo da Vinci:
“Valtolina come detto valle circumdata d’alti terribili monti. Fa vini potentissimi e assai e fa tanto bestiame che da paesani è concluso nascervi più latte che vino. Questa è la valle dove passa Adda, la quale corre più che 40 miglia per la Magna”.
Nota bene: per raggiungere la Valtellina in sicurezza ed evitare il traffico lungo la SP72 è necessario montare sul treno regionale che da Lecco va a Colico, consultare orari di partenza sul sito ufficiale di Trenitalia.
Inquadramento
La Valtellina è servita da un lungo itinerario ciclabile extra lusso che collega Colico a Bormio (tra Sondalo e Bormio bisogna seguire la SP27 per circa 15 km).
Sulla spiaggia di Colico c’è un pannello informativo che indica il chilometraggio per raggiungere i principali centri abitati in valle, il capolinea è Bormio e bisogna pedalare 113 km per raggiungerla, il divertimento è assicurato, tanto lunga quanto bella questa ciclabile, tracciato dinamico e tutt’altro che monotono.
Sentiero Valtellina. Prima parte.
La prima parte di ciclopista è battuta dal sole e c’è scarso ombreggiamento, ad eccezione fatta per il lungo tratto infrascato in cui sono posizionati tavoli da picnic e fonti d’acqua potabile per ogni piazzola. Le erbe spontanee e i fiori di campo vengono lasciati crescere fino al tempo dello sfalcio, i bovini sono mansueti e ruminano avidamente la stessa erba profumata e guardano passare i ciclisti sul bordo del recinto elettrificato; ci sono anche molti campi coltivati a granoturco. Alcuni maneggi sono disposti accanto alla ripa del fiume Adda. Schiere di cavalieri e ciclisti che si salutano con un cenno o un gesto d’intesa.
I rilievi sono contenuti e il verde copre i pendii ma le severe montagne del parco delle Orobie Bergamasche e del parco nazionale dello Stelvio sono in agguato dietro l’angolo. I centri abitati in valle rimangono attaccati alla destra orografica del fiume, per entrarvi è necessario deviare dalla ciclabile al momento della svolta indicata.
Sentiero Valtellina. seconda parte.
La seconda parte di ciclopista è interessata dai dislivelli e dall’aspetto naturalistico legato al fiume, al bosco, all’alta montagna del parco nazionale dello Stelvio e non solo.
“Dosso dei castelli”
Rupe magna
Castello Nuovo o visconteo
A poca distanza dal centro abitato di Grosio c’è un piccolo angolo di storia nonchè ricco patrimonio archeologico e architettonico detto “Dosso dei Castelli”, un area ristretta in cui sorgono il parco delle incisioni rupestri di Grosio, il castello Vecchio di S. Faustino (X-XI secolo) e il castello Nuovo Visconteo (XIV secolo).
Il colle si erge tra la valle dell’Adda ed il torrente Roasco, all’imbocco della Val Grosina. Uno stradello in ghiaia devia dalla strada SP27 e si addentra nel bosco, al termine di una breve galleria scavata nella roccia si è praticamente arrivati in cima (5 minuti di salita a piedi).
Ciao Leonardo,
mi sto ispirando al tuo bellissimo giro per un viaggetto da casa (Novellara (RE)) a Livigno. Ti chiedo un dettaglio che non so se puoi ricordare ancora dopo 4 anni. Prima di entrare nel comune di San Martino in Strada, quasi al 62° km, la tua traccia, così come quella di osm cycle, attraversa la ferrovia. In realtà in mappa la strada si interrompe prima e riprende subito dopo. Guardando le immagini dall’alto, parrebbe esserci un sottopasso, ma non si capisce con sicurezza. C’è anche molta vegetazione. Tu sei passato proprio di lì? Vado tranquillo che si passa? Grazie, complimenti ancora e scusa il disturbo. Carlo
Salve
Il tuo viaggio lungo l’Adda mi sembra molto bello.
Adesso che sono vacinato contro il Covid 19 e che il peggio sembra passato, vorrei fare il tuo stesso percorso in bici assieme a mia figlia, magari arrivare fino alla sorgente.
Io sono pensionato ma ho una e-bike da provare.
Mi sapresti indicare qualche hotel in prossimità del percorso ciclabile?
Qualche informazione sull’ultimo tratto Bormio-sorgenti, mi sembra che l’altitudine aumenti in pochi Km?
Ciao Roberto! Vedrai che la risalita dell’Adda in bici non ti deluderà assolutamente! Ci sono tante cose belle lungo il percorso. Potersi intrattenere con l’arte, la storia e le opere idrauliche di Leonardo Da Vinci è molto divertente.
Lungo il percorso non mi sono appoggiato agli hotel e non so proprio consigliarti alcuna struttura, mi dispiace, ce ne saranno sicuramente, Google Maps o booking.com potrebbero venirti in aiuto.
Come dici tu da Bormio alle sorgenti sarebbe la degna conclusione di una risalita dell’Adda in bici (avrei voluto farla anch’io ma c’era un forte temporale in corso quella volta), il dislivello aumenta notevolmente in pochi chilometri ma niente di impossibile a mio avviso.
Buone pedalate e buone vacanze italiane!
Bellissimo tutto anke come lo presenti. Complimenti ti seguo Grazie
Grazie mille Gaetano, è un enorme piacere averti qui!!
Ciao, complimenti,bel giro, bel racconto e belle foto stimolanti, hai anche la traccia?
Suppongo che il giro si presti anche ad essere effettuato all’incontrario,
sarebbe per semplificare la vita alla moglie.
Ciao
Ciao Ivo, Grazie tante dell’apprezzamento!! Trovi le due tracce “Fiume Adda da Cremona a Bormio 1/2” e “Fiume Adda Valtellina 2/2” sulla barra del menù alla voce “Raccolta tracce gpx”. Il giro è ugualmente percorribile anche in senso inverso.
Buone pedalate
Gentilissimo,
grazie e buone pedalate.
Ivo