Alla scoperta degli Etruschi in bicicletta.
460 km tra Toscana e Lazio
Il bandolo della matassa
L’Italia è stata il terreno di gioco di tanti popoli in varie epoche storiche.
Il popolo Etrusco si sviluppò molti anni prima della nascita di Cristo in quella terra conosciuta come Etruria, tra i fiumi Arno e Tevere, dalla costa tirrenica fino alle catene montuose dell’Appennino.
L’itinerario parte dalla Costa degli Etruschi in Toscana, luogo in cui ebbe inizio la loro storia, terminando la sua corsa alla Necropoli di Cerveteri nei pressi della capitale.
L’enorme ricchezza culturale legata ai borghi storici e l’opulente produzione agricola Toscana incanteranno gli occhi e delizieranno il palato del viaggiatore.
Salite a perdifiato che si trasformano in fantastiche e vertiginose discese, una fra tutte quella delle colline metallifere di Campiglia Marittima.
Le toccate e fuga dal mare del Golfo di Baratti, il parco costiero della Sterpaia e il parco dell’Uccellina giovano all’animo per la tranquillità di un attimo e lo svago momentaneo che riescono a dare.
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Premete il tasto reset e mettetevi a guardare di quali e quante cose incredibili è capace la natura.
Nella valle del fiume Treja e i monti Ceriti è racchiuso il mondo naturale, tempio di viventi pilastri, laboratorio di vita intricato e intrigante che continua a crescere. Valli dimenticate da Dio e progettate per resistere agli uomini ma che non smettono mai di incantare chi ha il coraggio di entrarvi.
Un giro armonico di bicicletta per sbarazzarsi delle strade affollate e rimanere allacciati alle arterie secondarie del trasporto via terra, fermare il tempo di un attimo sugli scorci più belli di questo vivere ed uscire dall’ultima curva impolverati ma felici.
Un viaggio in solitaria lungo 460 chilometri a colloquio con il passato, nel tentativo di scoprire quelli che sono i segni tangibili lasciati dal misterioso popolo Etrusco.
Bici consigliata: Mountain bike mono o bi-ammortizzata.
Giorni in viaggio: 7
Km percorsi: 460
Dislivello totale in metri: 6000
PRIMO GIORNO
Costa degli Etruschi
Gli Etruschi sono a loro modo delle celebrità di Hollywood anche se alcuni aspetti della loro storia sono tutt’ora un mistero, tutto il litorale toscano compreso tra Livorno e Piombino prende il nome di Costa degli Etruschi.
Uomo e terra a confronto
La strada prende le mosse dal centro di Cecina e si flette quel tanto che basta per raggiungere i frutti della terra sull’altare, uomo e terra cooperano avanzando una forte sinergia che getta le basi per una campagna amica dove sono i filari di vigna, d’ulivo o l’alternanza fantasiosa di entrambi a dare risalto alla genuinità del mondo contadino.
Qualsiasi cosa nasca da questi terreni deve prendere una determinata piega, non ci può essere coltivazione, verde pubblico, giardino, filo d’erba che non rispetti assetto e canoni di bellezza toscani. In tutto questo c’è un solo angolo che sembra sfuggire alla suddette leggi.
Lontano da occhi indiscreti, due colline si stanno incontrando in fondo al vallivo facendo esplodere una vegetazione arborea e rampicante fuori controllo, dura il tempo di un attimo ma è un piacere sapere che c’è tanta energia pronta a manifestarsi senza il men che minimo preavviso.
I borghi storici
Le vicende storiche
I borghi storici si ergono a capisaldi del territorio circostante, la testimonianza plausibile di quanto è accaduto in quasi un millennio di storia. Le dispute per la spartizione delle terre e dei beni tra pisani/fiorentini e tra stato/chiesa, la nascita del Granducato di Toscana, la supremazia feudale della famiglia dei Della Gherardesca, le invasioni barbariche, le sommosse popolari sono tutti avvenimenti storici da cui è dipesa la sorte finale di questi borghi.
Com’è cambiato il borgo
I primi avamposti difensivi crebbero a partire dall’edificazione di rocche e torri poste sulla sommità del colle, una o più cinte murarie erano messe a difesa del villaggio da possibili attacchi nemici. Oggi basta passeggiare tra i vicoli di questi borghi per vedere che nulla è realmente cambiato, rocche e torri sono ancora in piedi nonostante i cedimenti e le abitazioni sono andate a chiudere alcune parti di cinte murarie che non hanno resistito al trascorrere del tempo. Potrà questo fermare la bellezza di un luogo, non credo.
Le colline metallifere
“Due strade divergevano in un bosco, ed io presi quella meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza”.
Ebbene, La Costa degli Etruschi non si esaurisce qui.
Resta da scegliere quale strada prendere dopo Castagneto Carducci, quella di destra punta verso il mare, il percorso è semplice ma poco interessante mentre quella di sinistra si infila in una valle posta ai margini dove regna indisturbato il verde e il silenzio, la strada prende quota facilmente ma rimane da chiarire quale sia la percorribilità di alcuni sentieri sterrati verso Campiglia Marittima, la mia scelta non poteva che ricadere su quest’ultima.
Fuori dal mondo
SECONDO GIORNO
Golfo di Baratti
La storia
Il promontorio del golfo di Baratti ospitò una delle più grandi e importanti città etrusche e romane dell’antichità.
Nel VI sec. a.C. visse il suo massimo splendore. Abitata da oltre un migliaio di persone e formata da acropoli, necropoli, diversi quartieri portuali ed industriali.
La città era dotata di una imponente cinta muraria, una prima cinta comprendeva l’Acropoli e l’abitato, una seconda cinta comprendeva l’area portuale metallurgica e le necropoli.
I cinque secoli di attività metallurgica cambiarono completamente l’aspetto del paesaggio fino al completo recupero dei suoli avvenuto nei primi del 1900.
Le colline intorno a Populonia erano ricoperte dalle scorie di ferro della produzione antica.
Persino la spiaggia continua ad avere un colore antracite e brilla quando è colpita dai raggi del sole.
La fine di un’epoca
La spiaggia è deserta e i traffici commerciali medio-tirrenici sono finiti da un pezzo, Populonia è un centro in rovina, l’acropoli è semi distrutta così come la città dei poggi Telegrafo e Castello, i bassi forni per la fusione del ferro non fumano più ma rimangono ancora tante testimonianze legate alle pratiche di sepoltura dei defunti in epoca etrusca.
I resti più importanti in quest’area sono quelli che riguardano la necropoli del parco archeologico di Baratti e Populonia nella parte meridionale della costa.
Il castello di Populonia e le colline del golfo.
Il mio canto libero sei tu che mi sopporti anche se ti brucio le pastiglie dei freni a 60 km/h giù dalla lunga discesa del castello di Populonia e ti rilancio sul falso piano di una stradina secondaria che si infila nelle colline che chiudono a sud-est il golfo.
Una bava di vento marino trasporta profumi celestiali che si posano sui freschi e verdi prati di queste colline mentre un gregge di pecore non si lascia perdere quest’occasione e ne approfitta per arricchirsi con un pasto saporito.
Il pastore sta bevendo avidamente dal collo della sua bottiglia per fronteggiare i primi caldi seduto al riparo di un bell’arbusto in fiore sulla lunga distanza, alzo la mano istintivamente in segno di saluto, lui non è da meno e contraccambia i saluti.
Il pastore ed io siamo le uniche presenze umane di questo paradiso.
Il parco della Sterpaia
Le recenti piogge hanno messo a dura prova la mia bici in questo contesto di pozze e rivoli d’acqua salata, dune di sabbia e polvere, l’efficienza del mezzo è andata a zero.
Fortuna che lungo la strada ho trovato un getto d’acqua per lavare la bici 😉
La corsa all’area archeologica di Vetulonia
Il sole splende alto sulla testa mentre passeggio sul lungo mare di Follonica, sembra piena estate, un uomo padroneggia il suo kite surf compiendo incredibili e disinvolti voli acrobatici sull’acqua per poi riprende a sfrecciare veloce come se niente fosse. Mi basterebbe anche solo un po’ della sua velocità per raggiungere l’area archeologica di Vetulonia con un po’ più di piglio. La salita per Gavorrano è rapida e indolore e dura fino all’ingresso in paese, cinque bei personaggetti locali stanno seduti sulla panchina e controllano a vista le entrate e le uscite al paese. Io sono il nuovo indiziato di oggi, faccia sconosciuta, trasporto straordinario su gomma e carichi sospesi… non ci siamo.
I bambini giocano all’acqua di una fontana ma si disperdono subito come faccio intendere di voler bere. Esco per così dire dall’uscita di emergenza e mi lancio su una strada ghiaiata che scende sul versante della piana di Scarlino Scalo e rivedo il mare di Follonica per l’ultima volta. La strada statale Aurelia è ritornata a farsi sentire e fa il muso duro senza sapere che io ho il deterrente per svignarmela tra un sottopassaggio e l’altro della campagna.
La piana di Grosseto
Le colline si inchinano alla piana a nord-ovest di Grosseto, impressionante nonostante l’argine sul fiume Bruna ad intralciare la vista, gigantesca al punto da sembrare quasi adimensionale. Chi mi dice che la casa nel grano è più vicina del sole? Davvero non lo so più. Nel frattempo dai campi s’alza uno sbuffo di polvere e un vociare prolungato di trattori all’opera, è un’esplosione di fiori gialli sul volgere della sera mentre la vita si colora di più.
Eccoci arrivati all’area archeologica di Vetulonia.
TERZO GIORNO
Il sito archeologico di Roselle
La mattina seguente mi reco in visita al sito archeologico di Roselle al di la della piana.
Il tratto di strada che precede i cancelli d’ingresso è affiancato da alcune tombe etrusche a bordo strada e nella vegetazione, segno che l’accesso odierno al sito è verosimilmente lo stesso utilizzato durante l’epoca.
La storia
L’antica città etrusca di Roselle sorge in posizione panoramica su due colline poste a ridosso della piana di Grosseto e collegate tra loro da una valletta. La città venne abitata nel VII sec. a.C. ma ebbe un notevole sviluppo soltanto nel secolo successivo. La cinta muraria è il principale complesso monumentale Etrusco. Entrambe le colline vennero urbanizzate, su quella settentrionale furono realizzati edifici privati mentre in quella meridionale trovano posto le strutture di tipo artigianale (forni) e cisterna d’acqua interrata.
La maggiore monumentalizzazione della città risale all’età imperiale. L’anfiteatro, il complesso forense, le basiliche sul lato settentrionale della piazza, le terme appartengo a quest’epoca.
Nella tarda età imperiale, Roselle fu soggetta a decadenza e i complessi architettonici furono per lo più riutilizzati, alterandone conseguentemente l’aspetto e modificandone la funzione originaria.
Nel VII sec. d.C. fu interessata dalla conquista longobarda.
L’arte del riuso
Il fiume Ombrone
La storia etrusca scorre in forma liquida davanti ai miei occhi.
Le città di Vetulonia e Roselle sorgevano ai capi opposti della piana di Grosseto e si contendevano i commerci. Roselle mantenne la supremazia grazie al canale navigabile di collegamento allo scalo del lago Prile e allo sbocco sul mare dato dal fiume Ombrone.
Il parco dell’Uccellina
Concesso ma non ammesso
QUARTO GIORNO
Quarta ed ultima tappa di Toscana.
L’itinerario riparte verso l’entroterra dal paese di Fonteblanda, il mare e i poggi meridionali del parco della Maremma sono vicinissimi e riaccendono il ricordo della giornata appena trascorsa.
Le colline si ripresentano puntualmente seppur con bassi profili, non è mai troppo presto per parlare di salite e discese quando si è in Toscana.
Magliano in Toscana
La grande cinta muraria avvolge il borgo di Magliano in Toscana e rapisce lo sguardo dei turisti già dalle alture circostanti, gli stessi che entreranno dalla porta San Giovanni per vedere la facciata del palazzo Checco il Bello e delle chiese di San Giovanni Battista e San Martino per poi ritrovarsi a passeggiare sul camminamento murario del versante ovest e ad affrontare lo spazio aperto con lo sguardo rivolto verso la costa.
Per chi sa apprezzare l’arte e l’architettura antica le sorprese non sono ancora finite.
Nella campagna oltre il fiume Patrignone, a due passi dal colle del borgo, sorgono i resti della meravigliosa chiesa di San Bruzio datata XI sec.
D’ora in poi seguirò fedelmente tutto il percorso della ciclovia Tirrenica BI-16 che prosegue in direzione Capalbio e termina al parco archeologico di Vulci.
Come muoversi nel centro storico di Capalbio
Sia il borgo di Magliano in Toscana che quello di Capalbio meritano una visita, se proprio non avete tempo a sufficienza per entrambi e non sapete quale vedere allora vi consiglio di fermarvi a Capalbio. La cosa che vi suggerisco di fare è quella di lasciare la bici in piazza Belvedere e di iniziare il tour dalla porta muraria di fronte a voi. Una volta dentro imboccate il giro di mura su via IV Novembre fino ad intercettare via Dante, adesso che siete entrati nei vicoli potete tenere la destra su via Vittorio Emanuele II, alcuni cartelli indicano le peculiarità di alcuni elementi architettonici di facciata nelle abitazioni, al termine della via svoltare a sinistra in piazza della chiesa dove trovate la chiesa di San Nicola e il castello Aldobrandesco Collacchioni, prendete il vicolo di via Garibaldi, a seguire via Arco Santo e via Gaeta per poi fare ritorno al portale murario di via IV Novembre da via Vittorio Emanuele II.
Rotolando verso sud
Vulci
Difficile dire se si tratta di un paesaggio toscano o laziale, entrambi. A sinistra la Toscana e a destra il Lazio. La strada dell’Abbadia per Vulci è lunga 10 km e segna il confine tra le due regioni. Il vento soffia forte in campo aperto, onde che travolgono da cima a fondo i campi delle colline e rotolano sulle spighe di grano ancora acerbe.
Io me ne infischio del vento, sono totalmente preso dal moto ondoso di questo mare verde che quasi non ci faccio caso. L’etruria e l’antica città di Vulci vi danno il benvenuto in quest’angolo di mondo Etrusco compreso all’interno del parco archeologico.
Il castello della Badia
Il parco archeologico di Vulci
QUINTO GIORNO
Tuscania dentro e fuori le mura
SESTO GIORNO
La Via Francigena
I 20 chilometri di strada provinciale (SP11) tra Tuscania e Vetralla sono ormai alle spalle.
La Via Francigena prende il sopravvento e si attesta come strada ufficiale per i prossimi 50 km (segnaletica non sempre chiara e ben visibile). Chi l’avrebbe mai detto che questa antica via di pellegrinaggio per Roma, usata fin dai tempi del vescovo Sigerico (X sec.) durante il viaggio di ritorno a Canterbury, sarebbe diventata la più bella ed importante espressione di mobilità lenta che l’Italia avesse mai conosciuto. Strade asfaltate a basso traffico che si tramutano con estrema facilità in viottoli sterrati, il tutto servito da un paesaggio naturale in continuo divenire.
La valle del fiume Treja
SETTIMO GIORNO
I monti Ceriti
Cerveteri
Necropoli della Banditaccia
La necropoli etrusca della Banditaccia è posta su un’altura tufacea a nord ovest di Cerveteri (RM), si tratta della necropoli antica più estesa di tutta l’area mediterranea.
Nei suoi circa 400 ettari di estensione si trovano molte migliaia di sepolture, dalle più antiche del periodo villanoviano (IX secolo a.C.) alle più recenti del periodo etrusco (III secolo a.C.).
Le sepolture più belle sono quelle a tumulo, strutture tufacee a pianta circolare che rappresentano la casa del defunto, all’interno vi sono più stanze servite da corridoi (dromos).
bravo leonardo, bella iniziativa…. conosco bene il tratto fra Uccellina e Cerveteri e ci sono molte possibilità per evitare asfalto (soprattutto i tratti dell’Aurelia!) e vedere siti interessanti. se vuoi contattami e ti giro le mie idee. un saluto
Ciao Luigi, grazie! Il tratto dell’Aurelia è veramente brutto e un pò d’impiccio per lo sviluppo di percorsi nelle immediate vicinanze, comporta allunghi inutili.